Palette in plastica: esistono davvero delle alternative?

Il dibattito sull’utilizzo della plastica monouso, in ogni sua forma, ha incendiato gli animi all’interno di differenti settori. Sicuramente, la distribuzione automatica ha risentito fortemente dell’avvicinarsi del termine previsto dalla direttiva europea SUP (Single Use Plastic), fissato per il 3 luglio 2021. L’obiettivo è puntare alla riduzione del consumo di oggetti in plastica monouso, tra cui bastoncini cotonati, palloncini, bicchieri, piatti, posate e, ovviamente, palette per bevande calde.

Le imposizioni previste nella direttiva sono piuttosto stringenti: i contenitori in plastica utilizzati per l’asporto, per esempio, così come gli imballaggi in cartone poliaccoppiato e in carta con uno strato in plastica, non potranno più essere utilizzati. Per adeguare certi articoli alla normativa vigente, le indicazioni sono di sostituirli con alternative riutilizzabili o composte da materiale non plastico.

Il presidente di Confida, Massimo Trapletti commenta così l’entrata in vigore del bando della plastica monouso: “in base alla direttiva europea, laddove non esistano alternative, i singoli Paesi dovrebbero perseguire solo gli obiettivi di riduzione del consumo e non di divieto di immissione sul mercato”.

Ma quali sono le alternative valide ad oggi? Sono già in commercio soluzioni come la bioplastica compostabile e il legno, ma i limiti principali riguardano le alte temperature nel primo caso e la resistenza nel secondo. L’insicurezza cresce sempre di più, soprattutto tra coloro legati intrinsecamente all’ambito del vending. Quando saranno finite le scorte di palette in plastica con che cosa dovranno essere sostituite?

Nell’articolo che segue cercheremo di fare chiarezza sui materiali sostitutivi e su come il passaggio drastico verso l’abolizione significhi rinunciare a sviluppo economico e posti di lavoro.

Un meccanismo difficile da fermare

La riduzione dell’utilizzo di plastica monouso e la presa di coscienza dei rischi per l’ambiente a essa collegati, sono ormai realtà con le quali conviviamo. Si tratta di una risposta che punta a essere il più ecologica possibile, alla luce di quelli che sono oceani soffocati dalla plastica, cambiamenti climatici che non possono più essere sottovalutati e livelli d’inquinamento difficilmente sostenibili nel lungo periodo. Ma davvero la completa scomparsa della plastica risolverà tutti i nostri problemi?

A fronte di una credenza comune secondo cui ogni oggetto in polietilene rappresenta una fonte tossica, è anche vero che senza, almeno per il momento, risulterebbe molto difficile vivere. A sostegno di questo, vi è poi la poca rilevanza che si è data alle alternative possibili e alla loro implementazione nel mercato odierno.

La plastica è e rimane un materiale economico, leggero, resistente e durevole, ma le abitudini sono difficili da cambiare. Se non esistono sostituti validi, l’unico modo per salvaguardare il nostro pianeta potrebbe essere proprio invertire noi stessi la rotta, partendo dalle piccole azioni di ogni giorno.

Quali alternative?

Il problema del riuscire a trovare una variabile ottimale alla plastica monouso, si era già presentato nel 2019 con l’adozione della Direttiva UE 904. Nello specifico, vi è un prodotto la cui transizione non risulta per nulla semplice: le palette in plastica per girare il caffè.

Gran parte degli ostacoli riguardano la reazione al momento del contatto. Se ci riferiamo a palette in legno (come la betulla o il bambù), anche se si tratta di un materiale resistente all’umidità, non ha lo stesso livello di resistenza della plastica e, inoltre, la materia prima viene importata da paesi stranieri.

La plastica compostabile è un’altra via che si è cercato d’intraprendere, ma non resiste oltre gli 80°C, temperatura alla quale sono erogate bevande calde quali tè, caffè e cioccolata. In effetti, una soluzione c’è e lo ha dimostrato il progetto RiVending promosso da Confida. Vi invitiamo a leggere di più all’interno dell’articolo dedicato.

A fronte dell’assenza di alternative, si prospetta anche un panorama piuttosto cupo, da un punto di vista dei posti di lavoro. Infatti, la scomparsa totale delle palette di plastica comporterà, secondo i dati di Confida, un taglio fino al 90% delle occupazioni all’interno della distribuzione automatica.

CAD Caffè opera a sostegno del comparto vending e porta i propri servizi nelle province di Parma e Reggio Emilia.